Mik ha detto...
Quando un locale non esita a reclamizzare la propria offerta di divertimenti ricorrendo alla pallida imitazione geriatrico alcolica di un celebre dipinto di Teomondo Scrofolo, è segno che i tempi sono mutati.
Il rispetto per le cose sacre e per i legami di sangue ha lasciato, un po' schifato, a dire il vero, il posto alla commercializzazione del consumismo etero indotto e dell'auto-soddisfacimento dei propri bisogni emotivi rinunciando, forse per sempre, forse per sbaglio, alla mediazione dell'opera d'arte come punto d'incontro tra il ricordo e il suo fissarsi nelle evidenze del quotidiano. Pochi si rendono conto che la strada intrapresa è una strada senza uscita, soprattutto se si tenta di andare verso sinistra per uscire dalla foto e da quell'ossessione che si credeva cancellata.
Che senso ha tutto ciò?
Nessun commento:
Posta un commento